Uomini violenti: alle radici della violenza e come affrontare il problema

Uomini violenti: alle radici della violenza e come affrontare il problema

La presentazione del rapporto redatto dal Servizio Analisi Criminale, dal titolo “Il Punto – La discriminazione e la violenza contro le donne” avvenuta l’11 dicembre 2023 alla Direzione Centrale Polizia Criminale, esamina il fenomeno della violenza di genere attraverso l’analisi dei dati forniti dalla Banca dati delle Forze di polizia, relativi al periodo compreso tra il 1° gennaio e il 3 dicembre 2023. I risultati mostrano un dato allarmante: nel corso del 2023, sono state uccise 109 donne. Tra queste vittime, 90 hanno trovato la morte in contesti familiari o affettivi, mentre 58 sono state assassinate dai propri partner o ex partner.

Perchè una persona agisce violenza su un’altra? Cosa porta l’uomo a diventare un autore di violenza? Cosa va a innescare l’atto violento? Come l’accensione di una miccia che prima o poi porterà a un’esplosione.

Domande a cui sembra impossibile dare una risposta, troppo grandi per essere incasellate. Ma è proprio da queste domande che nascono i centri di accoglienza e ascolto per uomini maltrattanti, come il CAM a Firenze, per offrire un luogo in cui gli uomini maltrattanti abbiano la possibilità di raccontarsi e di poter cambiare, per diventare uomini migliori.

Storia e teoria sullo studio della violenza

Con il termine violenza si intende un’azione che viene agita sull’altro, che sia essa violenza fisica, psicologica, sessuale o economica. La violenza ha bisogno di avere una giustificazione per poter raggiungere il fine che si è prefissata, ad esempio “tu mi hai risposto in quel modo”, “ti amo troppo”, “è colpa tua, perchè ti sei vestita così”.

Nella violenza la vittima assume un ruolo passivo, subendo l’azione della persona che agisce violenza, implicando una grande diseguaglianza di potere tra i due partner. Da ciò si capisce come e perché la violenza trovi ampi spazi sotto forma di maltrattamenti in famiglia, di varia natura, spesso subdoli e non così esplicitamente visibili.

Le convenzioni internazionali per contrastare la violenza di genere

La violenza di genere viene riconosciuta a livello pubblico e giuridico solo all’inizio degli anni Novanta per iniziativa dell’ONU. Nel 1995, nella Quarta Conferenza ONU sulle donne a Pechino, l’art. 113 definisce la violenza contro le donne e di genere (fisica, sessuale, psicologica in famiglia, comunità, stato); viene sottolineata per la prima volta anche la necessità di riabilitazione per gli autori di violenza domestica.

Nel 1999 la Risoluzione ONU n.54/134 per la Giornata del 25 novembre per l’eliminazione della violenza contro le donne. In Italia, con la legge 66 del 1996, vengono sancite le Norme contro la violenza sessuale, approvata dopo addirittura 19 anni di dibattimenti parlamentari.

Il Comportamento Maltrattante: una questione di potere e controllo sulla partner

Con comportamento maltrattante si definisce una strategia utilizzata per generare e mantenere il potere e controllo sulla partner. 

Leonore Walker parla di “circolo vizioso”, andando ad indicare quella serie di azioni che portano a non essere in grado di uscire dalla spirale della violenza: il conflitto che porta a un’aggressione, con successiva riconciliazione, seguita da una nuova aggressione. Il ripetersi di questo circolo, può portare nel tempo a forme di abuso sempre più gravi.

Il primo centro a proporre un programma di intervento per uomini maltrattanti nasce nel 1977 a Boston (Stati Uniti), con il nome di Emerge. È da questo programma che viene messa in luce l’assenza di un profilo psicopatologico specifico per l’uomo maltrattante, andando a rilevare, invece, le consuetudini “normali” all’interno della relazione di coppia.

La continua informazione e focalizzazione solo sui reati più gravi, porta a una stigmatizzazione degli uomini violenti tramite la visione di “mostro” e con profili standardizzati.

Una conoscenza poco approfondita di questi soggetti, porta a un effetto di marginalizzazione del fenomeno, considerato “violento” solo l’atto più brutale o con uomini considerati e identificati come “mostri”, non riconoscendone i caratteri normali e usuali che potrebbe assumere un uomo violento.

La ricerca sugli autori di violenza supera il chiedersi come e perché tali uomini scelgano di modificare i propri atteggiamenti, chiedendosi invece se gli uomini maltrattanti possano smettere di agire violenza.

Infatti è possibile andare alle radici di questi atti violenti, portando a un cambiamento. Vediamo di seguito una possibilità concreta per innescare questa rivoluzione…

Il Cam di Firenze

Nel 2009, a opera di alcune operatrici del centro antiviolenza Artemisia, nasce il CAM: Centro di Ascolto per uomini Maltrattanti, con l’obiettivo di offrire uno spazio di ascolto e accoglienza per gli uomini violenti che vogliono cambiare e diventare uomini migliori.

La metodologia impiegata è di tipo cognitivo-comportamentale, esperienziale e narrativa.

Lo scopo immediato che ci si pone è quello di limitare i comportamenti maschili violenti per garantire sicurezza alla partner e ai figli, eliminando i rischi per la loro salute e vita.

Gli uomini entrano liberamente all’interno del centro, avendo chiaro che si dovranno assumere la responsabilità delle proprie azioni, senza ricorrere a giustificazioni.

Quando arrivano, gli uomini considerano la loro reazione violenta come un qualcosa generato dal comportamento della partner, attribuendo a lei la colpa di tale atto. 

Il percorso di cambiamento può avvenire solamente se l’uomo si assume la responsabilità e ha la consapevolezza di ciò che ha compiuto. Questo percorso richiede una motivazione personale e un lavoro continuo da parte del maltrattante, per non ricadere entro il ciclo della violenza.

All’interno del programma  vengono svolte sia sedute individuali con lo psicologo, ma anche sedute di gruppo: il gruppo viene considerato uno strumento indispensabile per il trattamento, visto come luogo in cui il maltrattante può avere un sostegno tra pari, persone che hanno commesso come lui atti violenti contro la partner, che hanno come scopo quello di cambiare.

Inoltre il gruppo va a diminuire l’isolamento sociale del maltrattante, considerando l’isolamento un fattore che può andare a favorire la violenza.

Dalle storie degli autori di violenza, emerge come un tema cardine sia la repressione dell’emotività, problema che si origina spesso fin dall’infanzia (un approfondimento qui: akoe.it/psicologia/aiutare-bambini-gestire-emozioni), spesso in maniera inconsapevole.

Vi è una difficoltà da parte dell’uomo di entrare in contatto con la propria sfera emotiva.

Grazie al percorso svolto al CAM, gli uomini imparano a riconoscere ed essere consapevoli delle proprie emozioni negative, riuscendo a controllarle e a non lasciare che sfocino in un atto violento.

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